Di Maurizio Savigni.
I social network sono ormai parte integrante della nostra vita e della società. Dal 2002 internet si è evoluto sempre di più. Possiamo parlare di "internet of things", ovvero l'internet delle cose, soprattutto dei servizi, sempre più accessibili e sviluppati. Servizi che raggiungono sempre più persone in un mondo interconnesso. I social network fondano la loro esistenza con "papà" Mark Zuckerberg, che nel 2004 a soli 17 anni, fondò Facebook, con lo scopo di voler connettere amici e persone distanti nel mondo. Dopo Facebook, ne sono nati tanti altri come TikTok, Snapchat, Instagram, Linkedin, Twitter. Dal 2004 è seguita una evoluzione marcata ed incontrollata. Facebook, come altri, è diventato da un semplice social network per messaggiare e incontrare nel virtuale vecchi amici, ad un vero e proprio mondo di business, dove siamo invasi da pubblicità, marketing e una marea di servizi, fatti a posta per noi. Nei social network ci sentiamo a nostro agio e poco ci importa se nei server ad esempio di Facebook, a Hacker Way 1, Menlo Park (California) sono custoditi i dati del 28% della popolazione mondiale. Server che sanno tutto di noi. Immaginatevi come un mondo, dove ogni utente è schedato e gli vengono proposti video, foto, news, e pubblicità, in base alle proprie interazioni, mi piace, commenti ed altro. Su quest'ultimo punto, ci tornerò dopo, con un articolo dedicato. Tornando a noi: perchè non riusciamo ad andarcene e a staccarci dai social network? In primis: è gratis, ci piace così e poco ci importa dove finiscono le nostre foto e i nostri dati sensibili che inseriamo. "Cancellarsi da Facebook o Instagram o TikTok o Twitter, sarebbe come chiedere ad un fumatore incallito da 30 anni, di smettere domani mattina.", parola di Giuseppe Riva, docente di psicologia e nuove tecnologie, alla Cattolica di Milano. Sean Parker, il fondatore di Napster e il primo presidente di Facebook, concorda su questo pensiero e afferma un fatto sconvolgente ma al contempo sorprendente "i social network, sono progettati per sfruttare le debolezze della psiche umana" I like che riceviamo, agiscono sulla dopamina ed aumentano il senso di ricompensa. La dopamina è un neurotrasmettitore che determina il piacere attribuito all'esperienza. Le persone si sentono realizzate, quando vedono che tante altre persone, hanno commentato o apprezzato la propria foto o un proprio commento. In una società dove non tendiamo a modificare le abitudini, un cambiamento dal punto di vista cognitivo è faticoso. Secondo Giuseppe Riva, "i social network rispondono alla necessità di sentirsi parte di un gruppo e crearsi un'immagine positiva". Secondo lo psicologo ed esperto di social, Luca Mazzucchelli: "i social sono come un girone dell'infermo. Ne entri, scopri che l'ambiente è accogliente, semplice, l'interazione è variegata e il senso di soddisfazione è massimo." Sempre secondo Mazzucchelli : "le conseguenze sulla privacy non ci importano, perchè ne risponderemo un domani, mentre la gratificazione è sicura e istantenea, ecco perchè non riusciamo a non fare a meno dei cari e amati social network"
News48 / Redazione C48