Tempio - Ad oltre un anno dalla prima installazione (ancora visibile in via La Marmora nei pressi della Cattedrale di San Pietro) che con una serie di scatti fotografici che dai primi anni del secolo scorso fino ai tempi nostri raccontavano “Lu Carrasciali Timpiesu”, domani, lunedì 10 agosto 2020 alle ore 19 verrà inaugurato il secondo capitolo di Istantanee della Memoria, esposizione fotografica che, per capitoli, racconta la storia recente, gli usi e i costumi degli abitanti della Città di Pietra. Convinti che l’identità di un luogo è caratterizzata dall’insieme delle sue unicità, da chi vi è nato, da chi lo abita o in quel luogo vi esercita la propria professione, nonostante il difficile periodo che tutti abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo, il Comune di Tempio ha fortemente voluto che il progetto potesse giungere a questo nuovo capitolo, che si spera non sia l’ultimo. La narrazione si compone da 25 pannelli “racconta” le Arti e i Mestieri praticati in città a partire dai primi anni del ‘900. Le immagini che si susseguono apparentemente senza soluzione di continuità, fissano istanti, situazioni e volti di chi quelle arti e quei mestieri li ha praticati, spesso con abnegazione e sicuramente con sacrificio. Le pareti degli austeri palazzotti in granito fanno da quinta ad un percorso che parte da via Cesare Battisti (angolo via Roma) e attraverso Piazza De Andrè e via Vittorio Veneto, si conclude poco prima di Piazza Don Minzoni. Vie che fino a qualche decennio fa pululavano di attività artigianali e commerciali che via via hanno chiuso i battenti, ma che da qualche tempo, grazie anche alla decisione di farle diventare aree pedonali, stanno con timidezza tornando ad essere cuore pulsante della città. Ideatore e curatore dell’esposizione è Marco Ladu, fotografo amatoriale e le immagini che narrano questa storia sono state messe a disposizione principalmente da Vittorio Ruggero prezioso custode di un vasto archivio fotografico sulla storia di Tempio Pausania e dei suoi abitanti. Alla post produzione ha collaborato Matteo Ladu. Ai testi, curati da Mario Pirrigheddu e dallo stesso Marco Ladu, hanno collaborato Elizabeth Vargiu per la traduzione in lingua inglese e Gianfranco Garrucciu che sapientemente e preziosamente li ha riscritti in lingua gallurese.
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Redazione C48